Cappella di San Severo

CAPPELLA SANSEVERO

La Cappella Sansevero è il luogo della cultura esoterica a Napoli, laboratorio alchemico del misterioso Principe Raimondo di Sangro.

La particolarità della Cappella è data dalla presenza di simboli massonici in un luogo sacro.

La chiesa, oggi sconsacrata, è attigua al palazzo di famiglia dei principi di Sansevero, che vi accedevano privatamente tramite un ponte sospeso che non esiste più.

Pudicizia – Disinganno e Cristo velato formano la terna d’eccellenza artistica della Cappella:

Pudicizia – opera del veneto Antonio Corradini – rappresenta il monumento dedicato alla memoria della madre del principe, Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, morta il 26 dicembre 1710, quando Raimondo non aveva ancora compiuto un anno; ma dietro la figura della madre si cela uno dei simboli massonici presenti nella cappella, l’allegoria della Sapienza.

Disinganno – opera del Queirolo – è dedicata al padre di Raimondo di Sangro, Antonio, duca di Torremaggiore, rappresentato imbrigliato in una rete, che indica la vita peccaminosa del padre, mentre un genietto alato, simbolo dell’umano intelletto, lo aiuta a liberarsi dalla rete, indicando il globoterrestre ai suoi piedi, simbolo delle passioni mondane; al globo è appoggiato un libro aperto, la Bibbia, testo sacro ma anche una delle tre “grandi luci” della Massoneria.

Cristo velato – opera del giovane artista napoletano Giuseppe Sanmartino – posta proprio al centro della Cappella, la scultura è famosissima per il mistero legato al  velo marmoreo che quasi si adagia sul Cristo in modo talmente realistico da far nascere la leggenda che fosse in realtà un vero e proprio tessuto, trasformato in marmo grazie ad uno speciale liquido inventato dal sinistro ed illustre Principe di Sansevero

Ciò che ha reso più famoso il Principe e che ha contribuito maggiormente alla sua fama sinistra si trova in un locale annesso alla Cappella, a cui si accede scendendo tramite una scala prima di uscire dal complesso. Sono le famose Macchine Anatomiche, due scheletri umani, uno maschile ed uno femminile, rivestiti dell’intera rete venosa ed arteriosa riprodotta con dettagli troppo precisi per le conoscenze anatomiche dell’epoca.